WINNER OF INTERNATIONAL CARLO ALBERTO BARTOLETTI AWARD: DR. NOELIA RODRIGUEZ CRUZ
The 2015 Carlo Alberto Bartoletti International Prize for the best thesis in Aesthetic Medicine, defended during the academic year 2013/2014, goes to the dr. Noelia Rodriguez Cruz.
Title of the thesis: Síndrome Metabólico en población laboral Canaria. Estudio prospectivo en una Unidad Básica de Salud de Medicina del Trabajo. Gran Canaria.
Intervista alla Dr.a Rodríguez, premio della fondazione Professor Carlo Alberto Bartoletti alla miglior tesina in Medicina Estetica prodotta nell’anno accademico 2013-2014
30 giugno 2015
SEME
“Il primo obiettivo della medicina estetica è la prevenzione”.
“Per iniziare, il paziente che si rivolge ad un centro di Medicina Estetica è già cosciente del fatto che deve cambiare qualcosa per raggiungere i propri obiettivi e sa che deve agire”.
D1. Il suo lavoro Studio Prospettico della Sindrome Metabolica nella Popolazione attiva delle Canarie ha ricevuto il riconoscimento del premio messo in palio dalla Fondazione Carlo Alberto Bartoletti per la miglior tesi in Medicina Estetica discussa nell’anno accademico 2014-2015. Ancora oggi, una parte importante della popolazione si stupisce della relazione tra medicina estetica e salute. Secondo lei, qual è l’apporto della Medicina Estetica, come disciplina medica, alla medicina in generale?
R1. Negli ultimi anni, a causa della crescita demografica e alla conseguente complessità dei servizi pubblici e, più in concreto, della sanità, il medico di medicina generale o ospedaliero si è abituato a focalizzare la sua attenzione su sintomi e segni sui quali dover lavorare. In medicina estetica accade quasi tutto il contrario. In generale, i nostri pazienti sono persone sane che vogliono prendersi cura di sé per affrontare il futuro nelle migliori condizioni possibili. Il primo obiettivo della medicina estetica è, quindi, la prevenzione. In questo senso, i medici estetici sanno che non è necessario che il paziente si rivolga al medico solo ed esclusivamente quando è malato, il nostro obiettivo è prevenire e far in modo che chiunque possa ottimizzare la sua salute e il suo benessere in vista del futuro. Dall’inizio alla fine, la medicina estetica è armonia, non si tratta di 90-60-90, ma di una bellezza interiore che deve vedersi riflessa nell’aspetto esteriore. I medici estetici devono, quindi, essere capaci di cambiare modelli, stili di vita, abitudini.. non trattiamo solo la cellulite, dobbiamo agire come medico ogni volta che un paziente si rivolge a noi per un consulto, sottoporli ad una visita completa, aprire un quadro medico, fare attenzione a tutti quegli aspetti che, in quanto medici preventivi dobbiamo considerare. La medicina estetica ha moltissimo lavoro da fare e molto da insegnare al medico tradizionale che si è dimenticato della prevenzione. Ha un’ampia gamma di possibilità: non è solo tossina, non sono solo “riempitivi” e il suo futuro è enorme.
D2. Negli ultimi anni è emersa una critica generalizzata nei confronti della medicina tradizionale. Le discipline bio-sanitarie, come ad esempio la fisioterapia, la podologia o la psicologia, accusano una eccessiva rigidità delle distinte specializzazioni mediche al momento di studiare e trattare i pazienti. Qual è l’approccio più diffuso tra gli specialisti in medicina estetica?
R2. Quello su cui si insiste, nel nostro ambiente, è che la medicina estetica è sì bellezza e armonia ma, per raggiungere questi obiettivi, è necessario coltivare sia la bellezza esteriore che quella interiore. Il medico estetico può e deve dare consigli in questo senso. Come già detto, non siamo solo “riempitori”, il nostro compito dovrebbe focalizzarsi nel dare un consiglio completo e professionale in modo da prevenire e migliorare il processo di invecchiamento. E’ chiaro che, a prescindere dagli importanti passi avanti tecnologi e bio-sanitari, non possiamo trattare una persona di 60 anni e farla diventare una ragazza di 30; se, però, iniziamo a trattare le pazienti a 30 anni avremo molte più possibilità di arrivare ai 60 nelle migliori condizioni possibili, e non solo in quanto a bellezza esteriore. Riassumendo, si tratta di lavorare allineati ai nuovi concetti di salute; di fatto la OMS definisce la salute come uno stato fisico-psicologico ottimale e parla anche di benessere… questo è, senza dubbio, l’apporto della medicina estetica alla medicina generale.
D3. Come sottolineato nella sua tesi, la sindrome metabolica non è riconosciuta ufficialmente come una malattia causata dal lavoro; tuttavia dai risultati del suo studio possiamo trarre la conclusione che esiste una relazione diretta tra lo stress, la mancanza di sport, la mancanza di sonno, la cattiva alimentazione e la sindrome metabolica. In che modo la nostra cultura lavorativa, e più concretamente il nostro ambiente lavorativo, influisce sullo sviluppo della sindrome metabolica?
R3. Di certo si osserva una relazione diretta tra il nostro stile di vita – e qui la nostra cultura lavorativa gioca un ruolo fondamentale – e la diffusione della sindrome metabolica. In effetti gli orari sono molto più lunghi rispetto alle otto ore giornaliere indicate per legge se teniamo in conto spostamenti, tempo per i pasti ecc,.. è quindi complicato per buona parte della popolazione dare priorità alla propria alimentazione, al tempo dedicato all’esercizio fisico e al riposo. Conseguenza logica: alti livelli di colesterolo nel sangue e sovrappeso tra la popolazione e da qui problemi maggiori quali quelli cardiovascolari e endocrinologici. La difficoltà a riconoscere la sindrome metabolica come una delle grandi epidemie di fine XX secolo e sicuramente del XXI secolo – se le istituzioni non faranno niente a proposito – è la mancanza di un’unica variabile esplicativa; quando, tuttavia, ci troviamo di fronte a casi reali, una volta che la sindrome metabolica si è sviluppata fino alle sue ultime conseguenze e la persona arriva a subire un infarto, per esempio, sono i medici del lavoro di riferimento che devono stabilire se il paziente è adatto o meno per svolgere il suo incarico… e a quel punto ci troviamo già con le mani legate. Questo è un paradosso tremendo, come medici non possiamo agire su determinati stili di vita però dobbiamo valutare una persona come “non adatta” per continuare a eseguire il proprio lavoro nel momento in cui ne subisce le conseguenze…
D4. Tra le conclusioni del suo studio, si parla di incentivare programmi di intervento sia nell’ambiente lavorativo (Azienda) sia nei servizi di prevenzione (Medicina del Lavoro). Secondo la sua opinione professionale, quali sono i mezzi, in concreto, che considera idonei quali parte dei programmi di intervento nell’ambiente lavorativo? E nei servizi di prevenzione (Medicina del Lavoro)? Che ruolo gioca la Medicina Estetica nella prevenzione della Sindrome Metabolica?
R4. Quando si lavora all’interno di un servizio aziendale bisogna prendere decisioni personali e professionali, se si sta all’interno e si può influire su quel che succede in quel che ci circonda, la prevenzione è molto più facile e attiva. Se si individua un problema generalizzato, si possono fare campagne di prevenzione in collaborazione con i dipartimenti delle risorse umane e della comunicazione al fine di, per esempio, ridurre il consumo di tabacco, promuovere lo sport e una alimentazione sana ed, inoltre, ottenere che gli imprenditori diano autorità a questi mezzi e li vedano come azioni favorevoli alla produttività dell’impresa – migliorando il tasso dell’assenteismo e diminuendo il numero e l’estensione dei cali, … -. Quando si fa parte di un servizio di prevenzione esterno, le raccomandazioni sono sempre individuali e praticamente tutto il monitoraggio sarà eseguito dal medico di famiglia di ogni lavoratore. Gli studi di medicina estetica si scontrano con la stessa difficoltà, in molte occasioni hai a che fare con professionisti – sia uomini che donne – con alti livelli di responsabilità che vogliono e desiderano cambiare determinati aspetti della propria vita e che, a causa degli orari, delle esigenze di lavoro e di famiglia, presentano molta resistenza; ma dal punto di vista della medicina estetica si può fare molto per migliorare i loro stili di vita. Innanzitutto, il medico estetico parte con un vantaggio: il paziente che si rivolge ad un centro di medicina estetica è già cosciente del fatto che deve cambiare qualcosa per ottenere i propri obiettivi e sa che bisogna agire.
D5. Nel suo studio si fa accenno al fatto che l’incidenza della sindrome metabolica nelle Canarie è intorno al 18% - circa 11,6 punti percentuale sopra il resto della popolazione spagnola - , come spiega questa notevole differenza?
R5. Ipotesi e supposizione: le Canarie sono la comunità autonoma con la maggior incidenza di obesità, anche infantile, e intolleranza allo zucchero. Il numero di obesi e diabetici nelle Canarie è molto alto e lo stesso si riscontra in America, per esempio, con abitudini alimentari basate principalmente su carboidrati e zuccheri raffinati, le principali cause del sovrappeso. Secondo me, e non solo parlando del caso delle Canarie, anche in base a quanto viene indicato da un importante numero di studi e ricerche mediche: gli orari, oltre allo stress fisico e psichico ai quali il nostro corpo si trova sottoposto, fanno in modo che molte persone non si alimentino correttamente, nemmeno 3 volte al giorno, e quando lo facciamo, secondo una percentuale sensibile, basiamo la nostra alimentazione su carboidrati, frittura, zuccheri raffinati… e stiamo parlando di una tendenza in aumento.
Nei prossimi anni ancor più persone ne saranno colpite; è soprattutto allarmante il futuro della nostra attuale popolazione infantile. Molti bambini, in numero sempre maggiore, sono obesi o in sovrappeso e la somma di fattori secondari nel corso dei prossimi anni segnerà la loro salute futura e lo sviluppo.